Metti un sabato a Ricetto di Candelo, uno dei borghi più belli d’Italia

Cosa fare a Ricetto di Candelo
7 minuti di lettura

Le domeniche libere di Alice sono eventi rari quanto gli avvistamenti della foca monaca o il riuscire a trovare la mia taglia ai saldi. Se a questo aggiungiamo il fatto che dopo settimane di improvvise piogge perfino il sole decide di benedirci, non possiamo non svegliarci a un’ora decente e sfruttare la giornata per una gita fuori porta.

Così fu: qualche weekend fa VivoTorino divenne FuoriTorino e percorse un’oretta scarsa di autostrada (pagata a prezzi da usura) per un’escursione in quello che è classificato – e a ragione – uno dei borghi più belli d’Italia: Ricetto di Candelo.

Quindi diciamo che mi sono già bruciato la domanda “ma vale la pena andarci?”.

Sì, vale la pena andarci. Però ho ancora qualche possibile risposta a domande tipo: dov’è Ricetto di Candelo? Come ci arrivo a Ricetto di Candelo? Cosa posso fare a ricetto di Candelo?

Ma soprattutto: cosa si mangia e dove si mangia a Ricetto di Candelo?

Tempo al tempo, ci arrivo.

Iniziamo dall’inizio: dov’è e come arrivare a Ricetto di Candelo?

In termini strettamente geografici, ci troviamo in provincia di Biella (sì, esiste la provincia di Biella), ai piedi delle omonime Alpi e dell’omonima sub regione, confinante con i territori del canavese (ricordatelo perché ha la sua importanza, ma lo scoprirai quando parlerò di dove mangiare a Ricetto di Candelo).

Arrivarci, come anticipato, è facile facile. 40 minuti di autostrada A4 e uscita a Carisio, da lì quache altro minuto nel verde di campi che fanno molto midwest americano, ma con le risaie al posto delle pannocchie, e si arriva comodamente a Candelo. Trovare parcheggio è altrettanto facile, e soprattutto non è a pagamento.

Volendoci arrivare coi mezzi pubblici è leggermente più complesso: si scende a Santhià col regionale veloce e poi un altro treno locale per Candelo. Da lì, a piedi.   

Cosa vedere a Ricetto di Candelo: quali sono le cose da fare e da visitare?

Prima cosa importante. Candelo è il paese vero e proprio, al cui interno c’è Ricetto di Candelo. Ovvero una fortificazione fatta costruita dai…candelesi? Candelari? Candelabri? Sì insomma, dagli abitanti di Candelo, per difendersi in caso di aggressione. Una specie di panic room medievale.

Le casupole basse che vedrai sono quindi state per lo più disabitate, e oggi fungono a volte da botteghe, altre da trattorie, in un caso addirittura da Torino Football Club locale (di cui abbiamo intercettato il pranzo di fine stagione. Età media dei partecipanti: Grande Torino).

Si può curiosare anche all’interno di cantine aperte al pubblico, che fungono da museo diffuso e raccontano per lo più la storia della produzione dei vini locali (ma ci sarebbero state benissimo anche due salamelle appese visto il freschino). 

Il borgo è stupendamente mantenuto, è una goduria farsi un giro tra queste quattro viuzze ciottolate e stare col naso all’insù in attesa che si affacci qualche gentil donzella dalla lunga coda platinata o un locale abitante con pitale in mano pronto a sversare le deiezioni della sera prima. (No, niente di tutto questo).

Oltre al borgo sono molto belle le mura di cinta, con tanto di torrette d’avvistamento, e tutto l’esterno un po’ giardino un po’ canale. Forse prima fossato coi coccodrilli? Chissà. Mi piace pensarlo così.

Poco fuori dalla fortificazione di Ricetto di Candelo anche una chiesa, quella di Santa Maria, che ovviamente abbiamo trovato chiusa.

Di domenica. Tipo trovare chiuso un cocktail bar il sabato sera. Bah.  

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E se tutto questo girare ti ha messo appetito: dove mangiare a Ricetto di Candelo?

Domanda che in realtà mi faccio per qualsiasi luogo io visiti.  

Fortunatamente nel caso di Ricetto di Candelo la questione mangereccia è stata risolta con un rapido giro attorno alle mura, imbattendosi alla trattoria D’Oria.

Due cose ci hanno attirato subito: il cortile con sedie multicolor e bandiera arcobaleno, e il menù all’esterno con presidi Slow Food in esposizione. Entrando, impressione positiva che viene confermata dalle vetrofanie con i vari riconoscimenti di qualità, i tanti tocchi di vintage nella sala interna che fanno subito Balon, e le chiacchiere con la titolare, ospitale e simpatica quanto basta per farci sentire a casa.  

Il mangiare è stato all’altezza dell’ambiente: antipasto misto piemontese classico, buono, con menzione speciale per il salame locale e il peperone in bagna caoda. Buoni anche gli agnolotti burro e salvia, ma il premio “piatto del weekend” lo vincono Fattoni con crema di Macagn. Il nome richiama il fatto che sono fatti con la canapa, quella che di solito si fuma e che dà il nome alla vicina regione canavese (un tempo canapese per la florida produzione).

Vino della casa, godibile, due dessert, caffettino e amari offerti, 60 euro in due.  

Per finire in bellezza la gita a Ricetto di Candelo

Il pasto è stata la degna conclusione della visita a Ricetto di Candelo, anche se per onor di cronaca ci la conclusione è stata l’emozionante di una passeggiata per le deserte vie di Biella in una calda domenica pomeriggio. Ma questa è un’altra storia, e tutto sommato non vale la pena raccontarla.

Tu sei già stato a Ricetto di Candelo?

Dopo questo iperbolico racconto ti è venuta voglia di andarci? E perché proprio per andare a mangiare i Fattoni?

Fammelo sapere con un commento al post!

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Cagliaritano classe 1982, web marketer appassionato di basket, giochi di ruolo, viaggi. Dal 2014 vivo (a) Torino, ma ancora non ho imparato a fare i controviali.

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