Vocabolario di torinese per principianti, ovvero l’italiano parlato a Torino

Biblioteca reale di Torino
5 minuti di lettura

Pensi: mi trasferisco a Torino e c’è già da stabilire quando,dove,che tempo farà, come funzionano i trasporti, se il costo della vita sarà alto, se i torinesi sono simpatici o str….Ma almeno sulla lingua vado liscio no?

No. Parlare e interagire con gli indigeni richiede le giuste dritte e un minimo di vocabolario torinese, per una conversazione senza fraintendimenti. E credimi, il problema mi è ben noto visto che vengo da un posto in cui chiedendo una canadese ti portano una tuta sportiva (o una pizza).

Per aiutarmi, immaginerò la conversazione tra un giovane e bel ragazzo (diamogli un nome di fantasia, Rob) e un suo amico torinese. Uno particolarmente preso bene (tanto per rimanere in tema di vocabolario torinese), che sta per partire in vacanza e ha voglia di raccontare ciò che sta per fare.

Una scena insolita, considerato che il vero torinese è più riservato di una foca monaca.

Per i grammar nazi o semplicemente curiosi di scoprire da dove provengano certe espressioni del vocabolario torinese, suggerisco questo bel post dal sito Treccani, da cui ho tratto ispirazione, assieme a questo post Facebook a suo tempo illuminante.

Metti un aperitivo in centro a Torino

Rob: Ciao Amico torinese

Amico torinese: Ciao Rob, com’è?

E qui il criceto che governa il pensiero di Rob va in panico: ma com’è cosa? Com’è il tempo? Com’è la cucina piemontese?  Com’è che il Cagliari gioca così male? No, com’è viene usato a Torino per chiedere come stai, come te la passi?

Rob: ehm…tutto bene grazie, e tu?

Amico torinese: Benone! Mancano solo più due giorni e sono in ferie!

Aspetta, ho sentito bene? Ha detto solo più? pensa Rob. Sì, l’ha detto. È un rafforzativo del “solo”. Esempio: Ho solo più due birre, ovvero vola al Lidl, stanno davvero finendo!

Rob: ahh….già fatta la valigia?

Amico torinese: Nono, faccio che prepararla domani!

Sul faccio che il criceto di cui sopra si arrende e cerca su GoogleScoprendo che si formula con verbo fare (all’indicativo presente) + che + verbo e segnala l’imminenza, ma anche l’imperatività dell’azione. Un uso classico è föma che ‘ndöma, facciamo che andiamo.

Rob: Ah…però, che culo! Appena arrivi subito un bel tuffo in mare?

Amico torinese: Nooo, non mi oso! Arriviamo e subito a fare pranzo, il pomeriggio babbeggiamo in spiaggia, e bom.

Il verbo osare è diventato riflessivo e l’Accademia della Crusca neppure mette un post su Facebook per avvisare? pensa Rob. Osarsi in realtà esiste solo all’ombra della Mole. Così come fare pranzo, che altrove significherebbe cucinarlo ma qui è inteso come mangiarlo. Babbeggiare sta per cazzeggiare, mentre bom è una strana esclamazione per chiudere un discorso. E bom.

Rob: Bravo, vedi di non… babbeggiare …troppo, che poi ingrassi!

Amico torinese: Tranquillo, tranquillo! Sah, si è fatta la mezza! Ho una fame che la metà basta!

Neh, bom, sah…i monosillabi vanno parecchio nel vocabolario torinese. Sah è difficile da tradurre, a metà tra l’esclamazione e l’incitamento. Suona come il “so” inglese a inizio frase, e foneticamente ci somiglia pure. La mezza non è mezzanotte, ma mezzogiorno e mezzo (sì, c’è una parola sola per dire mezzogiorno e mezzo!). La metà basta invece è abbastanza chiaro, no?

Rob: Pure io! Ci facciamo un sushi?

Amico torinese: Non fare il piciu, meglio due tajarin! Mi ricordo che c’è una piola carina qua in zona, controllo su Google Maps dove rimane!

Rob sorride. Piciu. Bel nome, potrei chiamarci il mio gatto così, se solo ne avessi uno. O magari un criceto. Meglio di no, visto che è l’equivalente milanese del pirla. A Torino, poi, le cose non stanno mai dove devono, ma rimangono da qualche parte.

Rob: Ma la macchina non la sposti? Sei parcheggiato sulle strisce!

Amico torinese: Eh come sei pistino! Va be la metto più in là… tu intanto mi prendi i cicles al bar?

I cicles? Oddio che sono? Un dolce tipico? Un aperitivo? Un medicinale? Il criceto, preso dal panico, dà le dimissioni e assume uno stagista. Intanto il barista ha preso i cicles… ovvero le gomme da masticare!

Com’era l’altra? Pistino… penserà mica che Rob è un cocainomane? No, è un modo gergale per dire precisetto, pignolo. Dalle mie parti si direbbe pibinco. Molto più intuitivo no?

Rob: Ah rieccoti! Amico torinese, sarebbero 5 euro per il Campari e i…cicles.

Amico torinese: Fai che pagare tu neh?

Eccolo, finalmente! Proprio lui! Il più atteso! (cit.) neh. Usato e abusato da chi non sa cosa significhi, un po’ come il nostro “ajo”. Ma io ho studiato, e so che neh si usa solo per ottenere una conferma rispetto alla frase appena detta. Ti piace Vivo Torino neh? = Sono (quasi) certo di sì, ma col neh mi prendo il sicuro.

Tutto chiaro neh? Allora invece che babbeggiare fai che lasciare un commento al post!

Photo credits: Paschetto Mobili

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Cagliaritano classe 1982, web marketer appassionato di basket, giochi di ruolo, viaggi. Dal 2014 vivo (a) Torino, ma ancora non ho imparato a fare i controviali.

11 commenti

  1. Erika
    11 Novembre 2021

    Blimblanare…bambanare…sta per caxxxxeggiare.. Qualcuno sa mica (!) dirmi come si dice e si scrive “se basta” in piemunteis? Grazie! 😉

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  2. Xela182
    3 Ottobre 2020

    Quanto mi devo preoccupare se molte locuzioni si usano anche a Zena???

    Rispondi
  3. danilo
    2 Maggio 2020

    ciao, qualcuno sa dirmi come si scrive e cosa significa “misainè” o “mi sa nè”. grazie

    Rispondi
    1. Alessandra
      13 Giugno 2020

      Buongiorno!
      Si dice “Mi sai nen” e significa “Io non so”. Si usa anche come commento di disapprovazione, per intendere che una cosa è inconcepibile e riprovevole. Esempio: “Tizio mi ha dato appuntamento alle 8 e si è presentato alle 10… Mi sai nen!”.

      Rispondi
  4. Doriana Bruni
    3 Febbraio 2020

    Aggiungo un’ altra caratteristica del ” parlante torinese”: di solito dice ” non poteva c’ entrare”, interpretando c’ entrare come infinito di c’ entra, anziché dire ” non poteva entrarci”, che è italiano molto più corretto.

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    1. Rob
      4 Febbraio 2020

      Ciao Doriana!
      Grazie del tuo contributo. In effetti non l’avevo mai sentito, ma farò maggiore attenzione nell’ascoltare questa curiosa forma. Sarà derivante dal francese?
      Un abbraccio!
      Rob

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  5. Amelia
    3 Febbraio 2020

    Di solito il torinese non fa pagare agli altri, al massimo si smezza.

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    1. Rob
      4 Febbraio 2020

      Ciao Amelia!
      al massimo si fa una volta per uno, no? 🙂 Fare alla romana a Torino non sarebbe giusto!
      Un abbraccio!
      Rob

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  6. Susi
    15 Maggio 2019

    Va bin, allora faccio che lasciare un commento. Non per fare la pistina 🙂 ma si dice “e BON”, non bom.
    E’ un uso mutuato dal francese, per terminare una frase nel senso di “e basta, stop”. Es: ora mettiamo un po’ a posto, e bon.
    Sa (senza h), corrisponde a “orsù” (tra l’esclamazione e l’incitamento, come dici giustamente). Es: sa, hai finito in bagno, che mi scappa?
    Nèh ha il senso che descivi: a fine frase, corrisponde a “nevvero?”. Se si vuol dire solo “vero?”, si usa come rafforzativo, nella locuzione: “nèh che è vero?” (cioè: nevvero che è vero?). Sì lo so, è assurdo 🙂
    Oltre a piciu (che letteralmente indica il sesso maschile), può capitare di sentire altri epiteti che significano “sciocco, stupido”: balengo (molto usato da Littizzetto), betè, badòla, cutu (diminutivo di cutulengu: traslato da Cottolengo, e da cui deriva anche rincutito = rincoglionito). Altre parole spesso usate: ciucco (ubriaco), gadano, fagnano (fannullone), barotto (campagnolo, da baròt: bastone), pepia (donna acida), ciulare (copulare), faccia di tolla (faccia di latta = faccia tosta), gàbola (trucchetto, imbroglio).

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    1. Marina
      3 Febbraio 2020

      Babbeggiare non esiste. Non l’ho mai sentito in quasi 70 anni. Casomai si dice bamblinare.

      Rispondi
      1. Rob
        4 Febbraio 2020

        Ciao Marina!
        A quanto pare esiste, l’ho sentito diverse volte…mai sentito invece bamblinare. Ma lo aggiungo alla mia lista dei nuovi termini a cui fare attenzione!
        Un abbraccio
        Rob

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