Cronaca semiseria del Salone del Libro di Torino 2017

Salone del Libro di Torino 2017
5 minuti di lettura

Ci hanno provato in tutti i modi ad azzopparlo, il Salone del Libro di Torino.

La randellata più forte gliel’ha tirata la politica, nutrendosi alle sue spalle per decenni salvo poi piangere lacrime di coccodrillo quando tutto sembrava perduto.

E qualche calcetto sulle gannedde (gli stinchi, per i non sardi) è arrivato anche dai grandi gruppi editoriali, che vedendo il Salone agognante hanno messo su un contro Salone del Libro a Milano, Tempo di Libri. Non andato molto bene. Un vero peccato.

Questo però non è un post di polemica. È un post di gioia. Il Salone del Libro di Torino non è morto. Anche quest’anno era lì al suo posto, al Lingotto, dal 18 al 22 Maggio.

E non solo al Lingotto. Quando c’è il Salone un po’ in tutta Torino si respira il profumo della carta e dell’inchiostro, la sensazione che quelli che scrivono i libri che tu leggi sono lì attorno a te, accanto a te, davanti a te, e tu sei parte di una storia che va avanti da 30 anni.

Il Salone del Libro di Torino ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che libro e Torino stanno divinamente nella stessa frase. Che la parola cultura non morde, non è roba da poracci nostalgici che si nutrono di illusioni.  Cultura è passione. Cultura è identità. Cultura è anche profitto, se si gestisce con competenza.

Io c’ero, ho visto tutto questo, e ora lo condivido con te.

L’atmosfera all’interno del Salone del Libro di Torino 2017

Ma non solo all’interno. Già dall’esterno, dalla ressa in metro e dalle file all’ingresso, si è capito quanto il Salone del Libro di Torino 2017 sia vivo  più che mai, a dispetto dei 30 anni appena compiuti. Perché si sa, 30 is the new 20, e 35 is the new “se fai battute sulla mia età ti spacco le rotule a colpi di mazza da hockey”.

Come anticipavo, i più grandi gruppi editoriali italiani quest’anno non sono venuti al Salone.

Se n’è sentita l’assenza? Nì.

Il Salone era bello come gli altri anni. Gli stand erano tanti, ricchi, vivi. C’era Sellerio, tra i più ampi e frequentati dagli scrittori, ma anche Feltrinelli e Newton Compton. C’erano i transfughi di Rizzoli, Bompiani e Nave di Teseo.

Sellerio al Salone del Libro di Torino
Ah, Sellerio…!

C’era Bollati Boringheri, che è GeMS, e c’era Einaudi, che è del gruppo Mondadori, ma qui a Torino ci sono nate, e poi due degli organizzatori del Salone del Libro di Torino – Giuseppe Culicchia e Nicola Lagioia – pubblicano proprio per Einaudi.

E poi c’era un arcipelago di piccole realtà, che orgogliose portano avanti l’editoria di nicchia. Quella che a volte – se sai fare bene il tuo mestiere – diventa editoria di primo piano. Come Edizioni e/o, che ha regalato al mondo Elena Ferrante.

Rimane il rammarico del divorzio traumatico. Del papà che è andato a vivere in un altro appartamento e ha lasciato la mamma coi suoi piccolini.

Dai, editori, tornate insieme.

Ma c’è anche il Salone Off.

Ovvero tutta quella miriade di eventi che animano la vita fuori dal Salone del Libro di Torino e portano gli scrittori dai lettori.

Quest’anno ho fatto una scelta un po’ naif, con un reading di una fiaba per bambini. Io non la conoscevo neppure la favola di Cipì, ma a quanto pare a Torino una generazione ci è cresciuta, e ci ha imparato a leggere. Inclusa Alice, ed ecco il motivo della scelta.

Una fiaba di quelle che profumano di anni ’80, di Ciocorì e Bim Bum Bam, di Dash più bianco non si può, di grembiule e cartella sotto braccio, aggrappato alla mano di mamma o papà.

Lettrice d’eccezione è stata Enrica Tesio, l’autrice di uno spassosissimo blog e di un altrettanto brillante libro, che ha declamato ai pochi – ma buoni – ospiti dei Magazzini Oz in un tiepido pomeriggio domenicale le vicende del passero pistino Cipì e della sua sfigatissima (muoiono tutti) banda di volatili.

Enrica Tesio legge Cipì al Salone Off
Enrica Tesio legge di passere. E passeri.

Così in una sola volta ho avuto il piacere di:

  • capire che la Tesio non ci fa, ma c’è. Nel senso che la simpatia e la spontaneità che trasuda dal suo blog è la stessa identica nel faccia a faccia. E mica è scontato. Io faccia a faccia sono a metà tra l’autistico e lo stronzo, ad esempio.
  • scoprire l’angoletto di paradiso che sono i Magazzini Oz, struttura nata su iniziativa di Casa Oz, che a sua volta aiuta bambini, ragazzi e famiglie meno fortunate. Chapeau.
  • vedere Alice in modalità bambina-nel-corpo-di-adulta, vederla divertita, capire la genesi di un po’ della sua sana e contagiosa follia infantile. Infantile in senso buono eh. <3
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E infine, i lati negativi del Salone del Libro di Torino.

Tipo Zerocalcare che non mi fa il disegnino sul libro. Niente, anche stavolta non sono riuscito a ottenere la dedica – disegnino. Che c’era tanta fila e la ragazza era l’ultima della fila, e non accettavano altri nella fila. Fanculo. Tanto a me i disegnetti di Zerocalcare non piacciono. E i plum cake mi hanno sempre fatto schifo.

Comunque adesso che è finito il post posso dirlo. Io non leggo più libri. Sono passato all’eBook da un pezzo.

Ecco, ora puoi lapidarmi. O lasciarmi un commento carico di rancore. Vedi tu.

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Cagliaritano classe 1982, web marketer appassionato di basket, giochi di ruolo, viaggi. Dal 2014 vivo (a) Torino, ma ancora non ho imparato a fare i controviali.

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