Cos’è una piola, e come riconoscerne una a Torino

Antipasto tipico piemontese - Tripadvisor
4 minuti di lettura

Esiste un mezzo migliore del cibo per entrare in sintonia con un luogo? Ti anticipo la risposta: no. Per questo ho deciso di approfondire il tema con una serie di post partendo da questo, dedicato a uno dei luoghi per eccellenza in cui si celebrano e gustano le specialità tipiche piemontesi: la piola.

Se hai deciso di trasferirti a Torino, metti in preventivo altri due buchi alla cintura dei pantaloni. Perché questa città e il cibo sono un binomio inestricabile, come estate e zanzare, donna e scarpe, Juventus e rigore. Basta fare un giro al mercato di Porta Palazzo o al Salone del Gusto per capirlo.

Ma torniamo al tema principale del post, ossia la piola.

Le basi: cos’è una piola?

In breve, la piola è l’equivalente piemontese dell’osteria o della trattoria. In un ambiente quasi sempre a conduzione familiare si mangiano specialità tipiche della cucina piemontese, accompagnate da quartini – ma piú spesso mezzi – di rosso, e a fine pasto un buon caffè e un amaro, possibilmente San Simone.

L’esperienza offerta da una vera piola va però oltre quella di una semplice osteria a buon mercato. Piola è anche trattenersi per qualche partita a tresette o scopa, leggere con calma il Tuttosport che titola “Messi alla Juve: è fatta!”, fare quattro chiacchiere con l’oste che, se piemontese Doc, tratta gli avventori della propria piola – soprattutto quelli più fedeli – con la stessa grazia con cu si accoglie un testimone di Geova che citofona la domenica mattina alle 8. Ovviamente col sorriso sulle labbra.

Questo fino a qualche decennio fa. Come ogni fatto umano, anche il concetto di piola va modificandosi nel tempo. I menù originariamente fissi sono diventati carte vere e proprie, il Tuttosport e le carte (quelle da gioco) sono sempre meno di moda, il servizio s’è un po’ ingentilito. Certe cose, però, non possono e non devono cambiare. O non sei davvero in una piola.

NEW: Scopri le migliori 7 piole di Torino in questo post!

Cosa si mangia in una piola?

La cucina piemontese è ricca e varia, ma i cavalli di battaglia che vengono proposti nelle piole di Torino e del resto della regione sono abbastanza ricorrenti.

Più in là farò una guida dettagliata ai piatti tipici della cucina piemontese. Per ora ti basti sapere che:

  • tra gli antipasti tipici da piola difficilmente mancano i peperoni in bagna caoda, l’insalata russa, il vitello tonnato, la carne cruda battuta al coltello e la salsiccia di Bra. Tutti ipocalorici come puoi notare.
  • i primi piatti che più probabilmente troverai in una piola piemontese sono i tajarin (tagliolini) al ragù, gli agnolotti al plin ripieni di carne, i risotti, gli gnocchi alla bava. Tranquillo, significa ai formaggi.
  • alla faccia della deriva vegana, i secondi piatti da piola sono quasi tutti di carne, nello specifico di bovino: tagliata o bistecca di fassona, brasato al Barolo, bollito misto, trippa, e d’inverno l’immancabile polenta con spezzatino.
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Ricapitolando: come riconosco una vera piola piemontese in 7 passi

Il servizio: alla buona, genuino, niente fronzoli inutili, niente richieste strane. Mangi come se fossi a casa, ma non devi fare i piatti dopo.

Il menù: pochi piatti, così la gente non si incasina e non rimane a fissare il menù per ore . Spesso il menù neppure c’è, recitato a memoria dall’oste o appuntato con bella grafia su una lavagna all’ingresso.

La clientela: la piola è proletaria e accoglie tutti: dal fighetto con l’occhiale da sole tondo e il mocassino senza calze al rastaman appena uscito dal centro sociale.

Il design: anzi, l’anti-design. Perché se il tavolo non è di legno vissuto o il coltello serve più a decorare che a tagliare, non sei in una piola.

Il vino: ok, ormai spesso ci sono anche le bottiglie, ma vuoi mettere il piacere di ordinare la caraffa da mezzo litro di vino rosso della casa?

Le quantità: portate abbondanti, come le farebbe una nonna durante il pranzo della domenica.

Il conto: se per un pasto standard (antipasto, piatto, mezzo di vino e caffè) chiedono più di 20 euro, come fai a definirla piola?

Mi suggeriresti una buona piola a Torino?

Certo, ma non oggi. Lo farò tra qualche giorno, promesso. (Aggiornamento: ecco le migliori piole di Torino secondo me!)

Quindi torna, e intanto che attendi potresti anche aggiungere un commento, una correzione, un’esperienza da piola. È facile: basta scrivere un commento!

Photo credits: questa foto l’ho rubata presa in prestito su Tripadvisor. Non appena ne faccio una io la rendo, promesso.

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Cagliaritano classe 1982, web marketer appassionato di basket, giochi di ruolo, viaggi. Dal 2014 vivo (a) Torino, ma ancora non ho imparato a fare i controviali.

5 commenti

  1. Andrea
    1 Dicembre 2022

    Scusate il ritardo. Sono un torinese di Borgo Vittoria, trapiantato a Milano per lavoro, ormai da tantissimi anni. Innanzitutto ottimo blog, nel quale son capitato per caso, e volevo segnalare la storica piola di Cantine Vittoria, in P.za della Vittoria. con 13 euro mangi e bevi… e chitarra e fisarmonica, se te la senti. Un saluto

    Rispondi
  2. Susi
    10 Maggio 2019

    Ciao Rob, purtroppo le VERE piole di un tempo sono quasi sparite… chiuse, sostituite da locali di tendenza, “modernizzate” o trasformate in semplici trattorie, perdendo così il loro fascino autentico e originario. A Torino erano tantissime: spesso, in periferia e sul Po, col campo da bocce e la tòpia (pergolato) con l’uva fragola, in centro più piccole e raccolte, a volte con un cortile interno. Durante il periodo universitario, ne ricordo di uniche: i Tre Scalini (pressi Via Po), la Piola dei Morti in p.za Vittorio (ora bar Flora), la Hermada nell’omonima piazza (ora ristorante, del tutto stravolta), quella di Cavoretto, quella di Strada Mongreno…
    Più che di trattorie, in origine si trattava proprio di OSTERIE: la piola era “il luogo dove si beve”. Nei tempi andati, era persino normale portarsi il cibo da casa e ordinare solo il vino (spesso sfuso, servito in quartini o mezzi di vetro). Alcuni portavano addirittura entrambi, e l’oste faceva pagare solo il “coperto”: la vera origine del termine non si riferisce a piatti/ tovaglie, ma al tetto che riparava dalla pioggia o alla tòpia che proteggeva dal sole, per bere e mangiare “al coperto”. Il vino poteva accompagnarsi a cibi molto semplici, tipo spuntini: sòma d’aj (panini strofinati con aglio), pane e salame, formaggi poveri come toma, brus (crema piccante di scarti di formaggi, fermentati con grappa), tomini al verde o elettrici (in salsa rossa piccante), acciughe al verde, tinche in carpione, uova sode o ripiene, frittate di spinaci o erbette (frittata verde), di cipolle, di salame (rognosa). In mancanza di tavoli liberi, gli avventori si sedevano tutti insieme: la promiscuità a tavola era normale. Erano luoghi di aggregazione in cui cantare e suonare, discutere, giocare a carte, ai tarocchi, alla morra. Piatti sbeccati, posate spaiate, bicchieri di vetro spesso… spuntini direttamente sul tavolo di legno o sulla cerata. Per una “marenda sinòira” più abbondante, poteva esserci una tovaglia di carta, per un pasto completo anche di stoffa: magari rammendata, ma rigorosamente bianca, perché il bianco “fa pulito” e “fa ristorante” 🙂 Ci stazionavano anziani e giocatori, ci passavano i lavoratori a fine turno per bere un quartino, e ci portavano anche i ragazzini. Più avanti divennero il polo d’incontro di artisti bohémiens, nottambuli, universitari, liceali che tagliavano da scuola (noi!): refettorio, sala studio, rifugio, base per scorribande, teatro di discussioni politiche e letterarie. Ci si poteva anche incontrare Mario Soldati che leggeva o giocava a carte col suo quartino di rosso… Nella cultura torinese, la piola era tutto questo: non solo una semplice “trattoria casalinga a prezzi modici”, come molti (soprattutto i più giovani e i turisti) la considerano ora! Di fatto, molte hanno snaturato la propria identità, raffinando i piatti (e aumentando i costi), in base a nuove richieste di mercato e alla nascita di nuovi target.

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  3. Maria
    4 Febbraio 2019

    Juventus e rigore? La Juve non ha bisogno di rigori per vincere!

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    1. Rob
      5 Febbraio 2019

      Ciao Maria, benvenuta sul mio blog!
      con tutti i soldi che hanno messo per CR7 lo spero bene. Ma Gervinho potrebbe non essere d’accordo. Tu sei zebrata come credo, o granata?
      Un abbraccio!
      Rob

      Rispondi
      1. B.E.
        16 Ottobre 2020

        Ahahahah. Credo zebrata. Permettetemi un battuta in totale simpatia (proviamo ad immaginarci attorno al tavolo della ns piola preferita), un granata va in piola, un bianconero alla mensa carceraria.

        Rispondi

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