Cagliari ti vuole ancora bene

Cagliari, la spiaggia del Poetto e la Sella del Diavolo
4 minuti di lettura

Ti eri scordato di quanto Cagliari potesse essere calda, non è vero?

Di quelle domeniche estive, quando il levante è un sospiro e il termometro segna 33 anche alle sette di sera.

Sudare è un riflesso condizionato, anche rimanendo immobili.

Eppure, cammini lento per le strade vuote di quella che un tempo era la tua città. La stai salutando, come fai ogni volta che stai per tornare a Torino. Attraversandola da parte a parte mentre è ancora deserta, mentre il resto del mondo si litiga l’ultimo pollice di spiaggia rimasto o bestemmia in coda sulla 125.  

È già quattro anni che manchi. E ogni volta che torni, che sia per due giorni o un mese, verifichi che tutto sia ancora lì, immobile, come lo hai lasciato quattro anni fa.

L’albero dei Giardini Pubblici dove ti arrampicavi quando avevi 4 anni, 10 anni, 35 anni.

La M che parte da piazza Matteotti e attraversa piazza Italia passando davanti a Mariuccia.

Il Bodie Art, il Francis Drake, il Red Fox.

Quella panchina del Belvedere in viale Europa dove hai deciso che da Cagliari te ne volevi andare.

E così è stato. In un giorno d’inizio estate, come milioni prima di te, hai rinunciato al mare, agli affetti, alle pizzette sfoglia. Alla sensazione di conoscere un luogo palmo a palmo.

Ci pensi, osservando la città mentre il sole tramonta. A ogni pietra, a ogni metro di asfalto, a ogni filo d’erba, se ti sforzi, riusciresti a collegare un ricordo o un aneddoto della tua vita.  

Capisci ancora la sua lingua, quella parlata e quella fatta di silenzi, di gesti, di sguardi. Come quelli, lanciati con fare di sfida, da chi non ti conosce. Chi lo abbasserà prima?

Conosci bene i quartieri, le vie, in cui lo sguardo è meglio tenerlo basso, per tornare a casa con tutti i denti in bocca.

Le cose sembrano sempre uguali a quando sei partito. Eppure lo sai bene che non è così. È solo un’illusione.

Piazza Garibaldi, dove hai fatto le elementari, è nuova di zecca. Il Corso è diventato pedonale, si è riempito di ristoranti e locali.

Hanno perfino cambiato il portone del tuo vecchio appartamento.   

Molti, come te, se ne sono andati in cerca di qualcosa di diverso.

Cagliari non è più la stessa. Tu non sei più lo stesso.

E d’altronde, perché avrebbe dovuto aspettarti?

Hai fatto la tua scelta. Sei partito, te ne sei andato. Torni quando puoi, ma ormai resisti anche a cinque o sei mesi di lontananza.

Nessuno ti ha obbligato a farlo. E anche oggi, ogni volta che ti chiedono se vuoi tornare, tu cosa rispondi?

Semplicemente, a un certo punto, Cagliari ti è sembrata piccola e sbiadita, come una maglia alla quale tieni ma che non ti entra più, e hai deciso di cambiarla.

Crescendo hai scoperto che il problema non era soltanto Cagliari. Che puoi scappare quanto vuoi, ma a cambiare è solo il cielo, non l’animo.

Ti lascia un sapore amaro in bocca? Ti rattrista? Tranquillo.

Cagliari ti ama ancora come uno dei suoi figli, che ha cresciuto a fatica, tra mille difficoltà, e neppure tanto male.

Soltanto, ora ha altri figli a cui badare. Da aiutare ad arrampicare sugli alberi dei Giardini Pubblici. A cui offrire una birra al Red Fox o al Bodie Art. A cui insegnare quella cosa dello sguardo e dei denti.

Tu continua a portartela dentro. Vai a trovarla appena puoi. Raccontale le tue novità, quello che vedi e che fai lontano da lei.

Lei sarà felice. Ti ascolterà e ti sorriderà come ha sempre fatto.

Perché questa è la tua terra.

Questo è il tuo vento.

Questo è il tuo mare.

Questo è ciò che sei.

Questo non cambierà mai.  

(e comunque, se proprio dovesse venirti nostalgia, anche a Torino si può trovare un pezzetto di Cagliari e di Sardegna…)

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Cagliaritano classe 1982, web marketer appassionato di basket, giochi di ruolo, viaggi. Dal 2014 vivo (a) Torino, ma ancora non ho imparato a fare i controviali.

4 commenti

  1. Luca
    5 Giugno 2020

    Ciao Rob, da Cagliaritano trapiantato da pochi mesi a Torino mi ci trovo in ogni singola parola che hai scritto…io non mi arrampicavo sull’albero dei giardini pubblici, però ogni volta salivo sulla schiacciasassi (chi non ci è salito)…ed anche io ho la mia panchina dove ho deciso di andarmene, ma a Porta Cristina.
    A si biri 😉

    Rispondi
  2. Piero
    6 Maggio 2019

    Ci porisi contai, a si biri;)!

    Rispondi
  3. Piero
    24 Ottobre 2018

    Ciao Roberto, mi sono imbattuto nel tuo prezioso blog e nei suoi utili consigli diverse volte, da quando circa due mesi fa il lavoro mi ha portato a Torino.
    A dire la verità le mie nel blog sono state frequentazioni veloci, un trasferimento inaspettato richiede la risoluzione rapida dei problemi più impellenti e quindi dove conviene prendere casa, le zone meno sicure ( dove puntualissimo ho finito per abitare), e altri consigli pratici mi hanno portato nel tuo piccolo spazio di rete…Oggi leggo con più calma e scopro che anche tu sei originario della Città Bianca, puoi perciò immaginare che anche per me questa tua dedica abbia un sapore speciale. Hai ragione Cagliari ci vuole ancora bene e penso che ce ne vorrà sempre, nonostante a volte ci stia stretta, nonostante a volte ci sembra che abbia un po tradito, nonostante nelle notti estive dormire sia una chimera per il caldo umido che ti appiccica il lenzuolo a mo’ di sindone e l’immancabile zanzara eterea che ti ronza nell’orecchio, nonostante i gaggi e loro “mer’e castiai?” in piazza Giovanni , nonostante le vasche in via Garibaldi abbiano stancato e nonostante la sabbia del Poetto sia ora più grigia che bianca. Cagliari ci vuole ancora bene perché come scrivi tu è nel nostro sangue, e per quanto Porta Palazzo sia mille volte più grande e interessante e multietnico non sarà mai nostro amico quanto il mercatino di viale Trento , perché il suo maestrale ci ha segnato la faccia e le ossa per 30 e passa anni così come il sole che abbaglia sopra il Bastione e perchè la Sella che il Diavolo ha dovuto lasciare tra le sue sabbie ci ricorda ogni volta che torniamo che siamo e saremo sempre e comunque i suoi figli.
    Quindi un’ideale Icnusa ghiacciata te la meriti per aver dato voce anche ai miei pensieri , e se poi ci si dovesse beccare tra gli interminabili Corsi di Torino sarò ben lieto di offrirtela non solo idealmente, un abbraccio.
    Piero

    Rispondi
    1. Rob
      24 Ottobre 2018

      Caro Piero, è un piacere leggerti e scoprire che questo blog, nel suo piccolo, ti ha aiutato nell’ambientarti a Torino e a renderla una città meno “straniera”. La birra però prendiamocela a Su Poettu, che la vista della Sella del Diavolo che si specchia sul Golfo degli Angeli nessun corso di Torino potrà mai eguagliarla.
      A si biri mellus!
      Rob

      Rispondi

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